ARDEN Luogo del possibile
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GIUSEPPE VERDI

Armonie in cucina

di Roberta Parma

 

con

Silvia Brocchetti           Marco Cuzzi           Carmen Grillo

Elisabetta Nicastri        Valerio Orlando        Greta Parigi

Orietta Pozzi        Mariarosaria Stamerra        Paola Valle

 

Regia                     Roberta Parma

Costumi                  Toni Castoldi

Scenografia             Roberta Parma

Tecnico Luci            Aronne

Tecnico Suono         Guglielmo Salvò

Scene                     ARDEN

Fotografia               Flavio Franceschini

Segreteria               Cinzia Galbiati

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NOTE DI REGIA

 

Lo spettacolo, brillante e inedito, mette in luce le caratteristiche meno conosciute, i drammi, le difficoltà, le delusioni ma anche le coincidenze fortunate, le amicizie e la volontà di ferro dell’Autore di melodrammi che tanto hanno fatto conoscere il bel canto nel mondo.

 

Attraverso le cucine delle abitazioni di VERDI, i domestici svelano gli aspetti meno noti della quotidianità dell’uomo Verdi, della moglie Giuseppina Strepponi e degli amici che soggiornavano a Villa Sant’Agata e nella dimora di Genova. La rappresentazione è anche un momento per ascoltare alcune tra le romanze più famose delle opere verdiane.

 

 

Il lavoro teatrale nasce da un’approfondita ricerca sia degli aspetti famigliari e quotidiani di Giuseppe Verdi, sia dell’Artista e della sua musica. Quest’opera ha permesso di delineare un ritratto articolato ed innovativo del musicista,mettendo in luce due diverse anime: quella del compositore famoso in tutto ilmondo, e quella dell’abile ed esigente fattore, grande estimatore di vini e di cibo.

 

Lo spettacolo, prodotto in occasione del Bicentenario della nascita del Maestro,può essere programmato in qualsiasi stagione, essendo Verdi e la sua musica un patrimonio nazionale da diffondere anche alle giovani generazioni.

Verdi e la cultura culinaria

 

Poesia, idealismo, tutto va bene…ma non si può far a meno di mangiare!

P.S:domani vi scriverò forse di cose più alte, più poetiche…

ma forse ben inutili”

[Giuseppe Verdi a Ricordi]

Giuseppe Verdi ha vissuto a cavallo tra due mondi: quello musicale e quello rurale, apparentemente lontani ma che sembrano, grazie all’opera del grande Maestro, trovare una complicità inaspettata e un’ispirazione reciproca. Verdi fu di fatto un abile imprenditore agricolo e utilizzò molti dei suoi guadagni per acquistare ampi fondi e terreni nel territorio nativo, tra le province di Parma e Piacenza. Spesso decise anche di dirigere in prima persona e in modo innovativo i propri fondi. In una lettera che Giuseppina Strepponi inviata all’editore francese del Maestro, Léon Escudier, raccontava: “Il suo amore per la campagna è diventato mania, follia, rabbia, furore, tutto ciò che voi volete di più esagerato. Si alza quasi allo spuntar del giorno per andare ad esaminare il grano, il mais, la vigna. Rientra rotto di fatica.”

Il suo rapporto appassionato con le tradizioni e i luoghi si estende anche alla cultura culinaria del posto. “Il rapporto appassionato del Maestro con la gastronomia e con i prodotti della sua terra – intesa come suolo natio, luogo di residenza e come possedimenti terrieri – consente di addentrarsi in un complesso mondo di significati storici, simbolici e sociali in quanto il cibo riguarda temi come l’appartenenza, l’identità, la cultura ed equivale ad una riscoperta della tradizione”. (Ilaria Dioli)

 

Corrado Mingardi scrive: “La ricchezza di Verdi, il quale ha le radici familiari nella civiltà contadina, nei suoi valori di positività e tradizione, fu soprattutto rappresentata dal possesso terriero (“E’ impossibile trovare località più brutta di questa, ma d’altronde è impossibile che io trovi per me ove vivere con maggiore libertà” confessò il Maestro nel 1858).

Verdi è un artista e come tale considera,e con ragione,il pranzo quale opera d’arte."

 

La passione di Giuseppe Verdi per la cucina e la buona tavola trae origine dalla sua terra natia, l’Emilia e, più in particolare, la pianura piacentina e parmense. Terre ricche e generose che oggi sono rinomate per alcuni dei più apprezzati prodotti gastronomici d’Italia, celebri anch’essi, come il Maestro, anche fuori i confini nazionali. Giuseppe Verdi era un vero e proprio cultore di questa ricchezza, fatta sia di piatti semplici e prodotti della terra sia di preparazioni artigianali ricercate.

 

A testimonianza dell’interesse che il Maestro aveva per la buona tavola, le tante lettere scritte da lui stesso e dalla sua compagna di vita, Giuseppina Strepponi, che riportavano suggerimenti, ricette e aneddoti di cucina.

Come un vero e proprio ambasciatore dei valori della sua terra, Verdi inviava abitualmente da Villa Agata ai suoi amici prodotti di salumeria e formaggi. Nelle sue residenze organizzava pranzi conviviali dove i prodotti tipici emiliani e la cucina genuina non mancavano mai. Preferiva, infatti, le sue ricette semplici e tradizionali ai sontuosi piatti serviti nei famosi ristoranti che per motivi di lavoro spesso doveva frequentare.

 

Risotto alla Verdi

 

Mettete in una cassetuola due oncie di burro fresco, due oncie di midollo di bue o di vitello, con un poco di cipolla tagliata.

Quando questa abbia preso il rosso mettete nella casseruola sedici oncie di riso di Piemonte: fate passare a fuoco ardente mischiando spesso con un cucchiaio di legno finchè il riso sia abbrustolito e abbia preso il bel color d’ oro.  Prendete del brodo bollente,fatto con buona carne e mettetene due o tre mescoli nel riso.

Quando il fuoco l’avrà a poco a poco asciugato,rimettete poco brodo e sempre fino a perfetta cottura del riso.

Avvertite però, che a metà della cottura del riso ( ciò sarà dopo un quarto d’ora che il riso sarà nella casseruola) bisognerà mettervi un mezzo bicchiere di vino bianco,naturale e dolce, mettete una dopo l’altra tre buone manate di formaggio parmigiano grattato rapé.  Quando il riso sia quasi completamente cotto,prendete una presa di zafferano, che farete sciogliere in un cucchiaio di brodo,gettatelo nl risotto,mischiatelo, e ritiratelo dal fuoco,versatelo nella zuppiera.  

Avendo dei tartufi,tagliateli ben fini e sgranateli sul risotto a guisa di formaggio.  Altrimenti mettetevi formaggio solo.  

Coprite e servite subito.